giovedì 7 febbraio 2013

LA RELAZIONE TASCABILE (la dimensione consumistica dell'amore)

Qualche tempo fa la parola noi aveva un senso diverso e più spessore. Meno sentimentale e molto più pragmatico, il noi di cinquanta anni fa aveva un colore diverso, incarnava una storia, una famiglia ed una discendenza. In seguito, questa parola ha subito molte modificazioni, declinandosi prima in una famiglia nucleare, poi in una coppia che non rinuncia alla possibilità di scegliersi ogni giorno, ma tutti questi ruoli del noi si sviluppavano sempre all’interno di una dimensione relazionale. Al centro c’era un’idea, un valore, non un ego. Con l’epoca dell’affermazione dell’io, della me-society si giunge al formarsi di pseudo relazioni che  vedono due individui rinchiusi ognuno all’interno di se stesso senza la capacità, o forse la disponibilità, a stabilire un vero legame, perdendo il contatto con le proprie emozioni.
Nella nostra società, dove le relazioni sono instabili ed in perenne movimento, la coppia trova il compimento della sua essenza anche in unioni di tipo non familiare; unioni libere, momentanee, sono spesso ormai non solo il  guado da attraversare prima di giungere a legami consolidati, ma anche il mare in cui uomini e donne decidono di navigare per tutta la vita. In un mondo ferocemente individualistico, le relazioni esprimono nel modo più netto l’odierna ambivalenza, tra sogno e incubo, tra libertà appagata, e schiavitù frustrata. Si vuole vivere l’ossimoro dell’esserne dentro e fuori allo stesso tempo; l’amore non è più “consegnarsi in ostaggio a un destino”, accettare l’incognita che sempre l’Altro rappresenta, ma diventa l’arte di alimentare quella che può definita “relazione tascabile”, pronta all’uso, e sulla quale esiste un controllo totale.
L’arte di troncare, di ‘disconnettersi’ (Internet docet) diventa fondamentale; la rescissione immediata, come in ogni contratto che si rispetti, è la base. Ma resta altresì importante potersi connettere, sperare in un telefono che suona sempre, dando così alle relazioni inedite qualità di prossimità virtuale, nelle quali si può stare in contatto pur tenendosi in disparte, e viceversa e rispetto a cui le capacità per coltivare la prossimità non virtuale sono sempre meno esercitate.
Una “relazione tascabile” è dolce e (o perché) di breve durata, e presenta delle regole ben precise, senza il soddisfacimento delle quali si ricasca irrimediabilmente in quello che è il classico, soffocante e vischioso rapporto da cui con tanta veemenza sembriamo fuggire. Innanzitutto questo tipo di relazione non ha nulla a che fare con l’innamoramento: essa deve essere intrapresa con piena coscienza, razionalità e giudizio. La convenienza momentanea è l’unica cosa che conta. E se qualche anno fa qualcuno cantava “chi meno ama è più forte si sa”, anche in questa occasione è il caso di dire che meno investi nella relazione, meno insicuro ti sentirai quando sarai esposto alle fluttuazioni delle tue emozioni future. Sì, perché in questo caso l’indeterminatezza non è data dall’insicurezza che può trasmetterci il partner, ma dalle nostre stesse oscillazioni, che rendono indeterminato il nostro interesse verso una particolare relazione.
I compartimenti stagni tra l’io e il tu, trasformano le persone in uno ‘sciame’ un “aggregato mobile in cui ogni singola unità fa la stessa cosa ma nulla viene fatto in comune”. Quando manca la qualità, si cerca rifugio nella quantità. Quando non c’è niente che duri, è la rapidità del cambiamento che può redimerti.
Nell’ottica della “relazione tascabile” non bisogna mai soprassedere su ciò che non si gradisce del “partner-tascabile”: se noti qualcosa che non avevi contrattato o che non ti interessa è giunto il momento di approdare al prossimo surrogato di rapporto, ma sempre in via del tutto temporanea. In un mondo in cui l’importanza di un evento viene valutata solo in termini numerici e di visibilità (la qualità di un programma televisivo dal numero di spettatori, la profondità di un pensiero dal numero dei “mi piace” racimolati sul noto social network) la frequenza con cui questi argomenti saltano alla ribalta della scena, ci rivela quanto sia importante imparare a sviluppare delle capacità per affrontarli: in questa tipologia di relazione non si stabilisce un legame per seguire un desiderio, quanto piuttosto per togliersi una voglia, proprio come per lo shopping, queste relazioni sono “in vetrina”. In questo mondo, che Zygmunt Bauman definisce magistralmente come “liquido” perché in continuo movimento, le relazioni sono  concepite come degli abiti da indossare per poi svestirli ad ogni cambiamento di moda o fluttuazione di peso. Se prima, infatti, lo smoking con cui ci si era sposati  veniva conservato per ogni tipo di futura “grande occasione”, oggi tutti noi rientriamo prima di ogni altra cosa nella categoria di consumatori, e in quanto tali tendiamo a considerare bene di consumo tutto ciò con cui veniamo in contatto.
Togliersi una voglia, diversamente dall’esaudire un desiderio, è soltanto un atto estemporaneo, che si fa in modo non lasci conseguenze durevoli che potrebbero ostacolare ulteriori, futuri momenti di “estasi gioiosa”. Nel caso delle relazioni, e delle relazioni sessuali in particolare, seguire le voglie anziché i desideri significa lasciare la porta ben aperta ad altre “possibilità pseudo romantiche” che potrebbero rivelarsi magari più soddisfacenti ed appaganti. Il desiderio va curato e coltivato, implica una dedizione prolungata, ma soprattutto comporta l’essere capaci e disponibili a procrastinare il suo soddisfacimento: il sacrificio senza dubbio più aborrito nel nostro mondo fatto di velocità ed accelerazione. In questa società di “soddisfatti o rimborsati” qualunque merce può essere sostituita con altri prodotti che si sperano essere più soddisfacenti. Ma anche se al momento le merci dovessero mantenere le promesse, nessuno si aspetta che esse durino a lungo; dopotutto, automobili, pc o telefoni cellulari in perfetto stato vengono gettati via senza troppo rammarico nel momento in cui versioni nuove e aggiornate arrivano nei negozi. Perché mai le relazioni dovrebbero fare eccezione? Oggi una relazione è un investimento come tutti gli altri. Nella migliore delle ipotesi, gli altri sono valutati come compagni d'avventura nell'attività del consumo essenzialmente solitaria: soci nelle gioie del consumo.


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